Il tema, qualitativamente analogo alla ripresa di getto di un pilastro in opera, si pone nei riguardi del tipo di superficie presentato dalle facce prefabbricate del nodo umido poichè l’algoritmo, che regola la ripresa di getto fra due getti diversi, è unico ed è il 6.25 del par. 6.2.5 di UNI EN 1992-1-1:2015 pag. 92:

VRdi= C ƒctd + µ σn + ρ ƒyd (µ sin α+cos α) ≤ 0,5 v fcd

Dove:

VRdi = è la resistenza a taglio di calcolo all’interfaccia (maggiore o uguale alla domanda di taglio);

C e µ sono fattori che dipendono dalla ruvidezza dell’interfaccia (vedi paragrafo successivo);

ƒctd è la resistenza a taglio di calcolo;

σn è la sollecitazione unitaria normale all’interfaccia;

ρ = As/Ai è pari al rapporto fra l’area dell’acciaio, convenientemente ancorato, che attraversa la sezione e l’area della sezione di interfaccia;

α è l’angolo acuto/retto fra l’acciaio trasversale alla sezione ed il piano d’interfaccia;

v è un fattore di riduzione di resistenza = 0,6 [1- fck/250], di default, ma pari a 0,50, fino alla classe C70/85, nella Appendice Nazionale approvata dal Consiglio Superiore dei LL.PP. in data 24/09/2010;

fcd è la resistenza di calcolo del cls d’interfaccia.

Dove sono C e µ =

0,25 e 0,5 per superficie molto liscia (p.e. contro cassero metallico);

0,35 e 0,6 per superficie liscia (p.e. dopo vibrazione);

0,45 e 0,7 per superficie ruvida (almeno 3 mm di risalti);

0,50 e 0,9 per superficie indentata (almeno 5 mm di risalti.

Mentre per un pilastro in opera si assume, di norma, C =0,35 e µ =0,6, per le facce di un pilastro prefabbricato a nodo umido si assume:

0,25 e 0,5 per superficie contro cassero (o direttamente con cassero lasciato in situ);

0,45 e 0,7 per cassero formato da nervometal;

0,50 e 0,9 per cassero metallico saldato (su entrambe le facce) a barre fi 10.

Nella sostanza, la resistenza a taglio si affida ad una componente di “adesione”, ad una componente di attrito e ad una componente di resistenza di barre d’acciaio inclinate rispetto alla superficie di ripresa.

L’utilizzo di casseri in lamiera lasciati in situ è la soluzione più frequente, sia per i pilastri a nodo umido normali che, a maggior ragione, per i pilastri centrifugati.

L’adeguatezza della superficie dipende, ovviamente, dai valori di taglio in gioco a fronte del carico assiale. Normalmente, il taglio aumenta in discesa (dai piani alti verso il basso) in perfetto parallelismo all’aumento dello sforzo normale e, quindi, alla componente di attrito mantenendo, quindi, equilibrata la domanda (crescente) con la capacità (crescente anch’essa).

Per zone a sismicità media o medio bassa o in presenza di isolatori la soluzione standard risulta sempre ampiamente adeguata per cui le soluzioni con interfacce scabre si rendono necessarie solo a fronte di fortissimi valori di taglio in gioco come nelle zone ad alta o ad altissima sismicità.

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